Dopo 76 lunghi giorni Alex Zanardi è tornato finalmente a casa. È stato dimesso pochi giorni fa dall’ospedale San Bortolo di Vicenza e ha fatto ritorno nella sua abitazione di Noventa Padovana tra le braccia amorevoli di sua moglie Daniela e di suo figlio Niccolò. Certo, la strada è ancora in salita ma Alex ci ha abituato a non mollare mai, soprattutto quando “il gioco si fa duro”. E per lui “il gioco della vita” ha riservato imprevisti, curve pericolose e purtroppo soste obbligate al box.
Il 3 agosto scorso, dopo un incendio improvviso, divampato nella sua villa (causa il surriscaldamento dei pannelli fotovoltaici installati sul tetto) è stato ricoverato in ospedale. Le fiamme hanno danneggiato l’abitazione e compromesso i macchinari che lo tengono in vita. I familiari hanno avuto paura e, dopo un consulto, hanno scelto di riportarlo nella clinica di San Bortolo, quella stessa clinica che lo ha rimesso in sesto dopo il terribile incidente del 2020.
Ad accoglierlo ancora una volta il primario Giannettore Bertagnoni che ha “blindato”, come in precedenza, la camera dell’ex campione, consentendo l’accesso solo ai familiari più stretti e ai fisiatri, fisioterapisti, logopedisti, infermieri che lo seguono da tempo.
“In questi mesi il nostro principale obiettivo è stato di stabilizzare le condizioni generali di Zanardi. Ma contestualmente abbiamo proseguito il programma riabilitativo seguito durante il primo periodo di degenza”.
E in effetti risulta difficile dimenticare ciò che è accaduto due anni fa. Nella mente di tutti noi sono ancora vive le immagini del terribile incidente stradale che lo ha visto coinvolto in provincia di Siena. Era il 19 giugno 2020 e Alex partecipava con la sua handbike a una staffetta di “Obiettivo tricolore” (evento da lui organizzato) per infondere, dopo il lockdown, un messaggio di ripartenza attraverso l’inclusione. Tra i partecipanti anche gli atleti paralimpici in handbike.
“I nostri ragazzi hanno una voglia enorme di sfruttare le opportunità che si trovano davanti per superare le difficoltà della sevita. L’occasione è di compiere una piccola impresa che possa ispirare anche le persone, svelando come esista sempre spazio per ripartire e incidere positivamente su un futuro che è ancora tutto da scrivere”.
L’incidente è avvenuto lungo la statale 146 nel comune di Pienza. All’imbocco della curva la sua handbike ha sbandato ed è finita contro un camion. L’impatto è stato violentissimo: Alex, a causa di un forte trauma cranico, è stato sottoposto a un intervento neurochirurgico e maxillofacciale durato più di tre ore. Le sue condizioni sono apparse subito gravi: aveva le ossa del cranio e del viso frantumate e un corpo già debilitato da operazioni precedenti.
Perché per Zanardi quello del 2000 non è stato il primo incidente. Ventun anni fa, il 15 settembre del 2001, a Lausitzring in Germania, nella gara di Champ Car, la sua monoposto è stata tranciata a metà da un’altra che sopraggiungeva ad altissima velocità. Alex ha perso i sensi solo dopo essersi visto le gambe. Non le aveva più. Trasportato all’ospedale di Berlino lo hanno operato d’urgenza: nel suo corpo era rimasto solo un litro di sangue. La degenza è stata lunga e difficile. Ma dopo 14 operazioni e 7 arresti cardiaci il 31 ottobre del 2001 Alex è uscito dall’ospedale. Abbattuto ma non sconfitto.
Difatti, dopo una lunga riabilitazione, con le nuove “gambe” (progettate da lui) è tornato a gareggiare, diventando il più vincente fra gli atleti di paraciclismo. Con la sua handbike ha vinto quattro ori alla Para olimpiade di Londra e di Rio de Janeiro, ha conquistato 12 titoli ai Mondiali e soprattutto ha dimostrato a tutti che le “sfide” della vita si possono e si devono superare. Non c’è nulla di impossibile.
E adesso? Non resta che aspettare che il nostro amato pilota riapra gli occhi… Nel frattempo citando una canzone di Roberto Vecchioni (a lui dedicata): “ Se non posso correre né camminare, imparerò a volare” e noi volando speriamo di arrivare a te.