Qualche tempo fa Ischia è salita agli onori della cronaca per la Festa di Sant’Anna 2023. Durante l’evento si è tenuta una competizione tra barche. 5 erano in gara e a trionfare è stata quella costruita dalla Cestistica Ischia-Ischia Baskin allestita con l’aiuto dei 13 giovani diversamente abili, militanti proprio nella squadra di basket.
A decretare Ischia come isola verde dell’inclusione anche l’inaugurazione della spiaggia per disabili, avvenuta quest’estate. Tutto sembrava dare ragione ai titoli dei giornali fino al 15 agosto, quando, sulla spiaggia libera della Chiaia, sempre a Ischia, fu incendiata la passerella per l’accesso ai disabili.
Un atto ignobile a cui ha fatto seguito un altro episodio che denota quanto sull’isola ci sia ancora tanto da fare in tema di inclusione.
Una mamma e la figlia disabile sono state allontanate sulla spiaggia. La loro colpa? I vicini di ombrellone erano infastiditi dalla presenza della ragazzina diversamente abile e, soprattutto, non riuscivano a “digerire” le sue risate continue.
Le due avevano prenotato a fine luglio, pagando in anticipo, un ombrellone con sedie in prossimità della passerella per disabili. Il 2 agosto, quando si sono recate in spiaggia, hanno dovuto affrontare la dura realtà. Il giorno dopo, infatti, la titolare del lido ha fatto sapere loro che, a seguito di lamentale da parte di altri clienti, le avrebbe spostate in nona fila. Nessuna considerazione per le difficoltà motorie della ragazza, la decisione era stata presa. Anzi, se si fossero rifiutate di acconsentire, non esisteva altra soluzione che l’allontanamento spontaneo dal lido.
A malincuore la mamma ha dovuto accettare quanto stabilito ma non si è persa d’animo. Ha provato a cercare altri lidi sull’isola che dessero loro l’opportunità di poter prenotare per il prossimo anno un ombrellone in seconda fila. La risposta è stata sempre la stessa: “Non siamo attrezzati per permettere a persone con difficoltà motorie di usufruire delle spiagge”.
I diritti non sono uguali per tutti, le persone diversamente abili sono costrette a combattere, ogni giorno, non solo contro le loro difficoltà quotidiane dovute alla loro salute ma anche contro una società che procede ad occhi chiusi, senza mai voltarsi ad aiutare i più deboli.