Dal 7 ottobre 2023 la storia si ripete: la Palestina e Israele sono di nuovo in guerra e a oggi, purtroppo, la fine sembra sempre più lontana. Nel mezzo solo morte, distruzione, vite distrutte. Ma ogni tanto, tra il buio e le macerie, si intravede la speranza con storie di luce e fratellanza, come quella di Sama Rami Nijim e Mohammed Abu Aida.
Sama è una giovane palestinese che prima della guerra frequentava a Gaza l’Istituto musicale. Suonava e insegnava violino. A causa della guerra ha dovuto interrompere gli studi ma non la sua vita. Si reinventa, è resiliente, perché come spesso dice “essere palestinesi significa essere afflitti da una speranza incurabile”. Inizia così a insegnare, nei centri di accoglienza, musica ai bambini. “In queste difficili circostanze cantare e giocare nei centri di accoglienza non è solo divertimento, è una finestra di speranza che ridona il luccichio negli occhi dei bambini“.
E conosce Mohammed, un ragazzino di 14 anni che sogna di suonare l’oud, uno degli strumenti più popolari nella musica araba. Sama lo accoglie e con lei Mohammed diventa ogni giorno più bravo. Il suo sogno inizia a prendere forma. Ma il destino beffardo sta bussando alla sua porta.
Durante un terrificante bombardamento Mohammed perde la mano destra, la mano che lo stava portando a dare vita alle sue speranze. È abbattuto ma Sama non demorde. Lo aiuta: gli lega con della stoffa improvvisata l’archetto al braccio amputato, e gli insegna a suonare il violino. L’inizio non è semplice ma Mohammed non demorde e piano piano la musica riporta la vita nelle sue mani e nel suo cuore. Oggi Mohammed suona anche l’oud.
“Ho sussurrato a Mohammed: suonare è libertà. Non lasciare che nulla ti ostacoli. E con il passare dei giorni, ho assistito alla sua trasformazione. Mohamed non vedeva più la sua mano amputata come una barriera. Suonava come se ogni nota lo sollevasse verso le stelle. E la musica ha risuonato, abbracciando il suo cuore dolorante. La speranza non finirà mai“.
”
