L’abbattimento di barriere architettoniche e di ostacoli è da sempre un’esigenza imprescindibile per l’uomo. Il montascale, in questo senso, è solo l’ultimo di una lunga serie di trovate, invenzioni, esperimenti, per far fronte al problema. Ogni civiltà, nella storia, ha saputo trovare soluzioni diverse, a seconda del grado tecnologico raggiunto. Ciò che cambiava, e di parecchio, rispetto ad oggi, erano gli scopi, i contesti, i personaggi della ricerca. Scopriamone alcuni
Sommario
I MONTASCALE NELL’ANTICHITA’
Archimede ideò a Siracusa un complesso sistema di corde e pulegge che fungeva da piattaforma trasportatrice di cose e persone verso l’alto, utilizzato soprattutto in ambito edile. Era in un certo senso la prima volta che si pensava ad un trasporto verticale per le persone.
Ai tempi degli antichi romani, le menti di architetti e inventori lavorarono in sinergia alla soluzione dell’annoso problema: come trasportiamo i gladiatori dalle viscere del Colosseo alla superficie? La soluzione fu uno dei tanti avi del montascale: una sorta di ascensore che permetteva a gladiatori e bestie feroci di comparire sull’arena dal nulla, tra l’entusiasmo e lo stupore di una folla in delirio.
LA MOBILITA’ DEI RE
Fin qui siamo fermi alle funzionalità di ascensori o montacarichi sui generis. Ciò che nella finalità somiglia di più a un montascale nasce nel 1540, su esplicita richiesta di Enrico VIII, l’eccentrico sovrano inglese che successivamente ad una caduta da cavallo, soffrì seri problemi motori, aggravati dalla sua notevole stazza (190 chili). La tenuta regale in Whitehall vantava un numero impressionante di scale. Anzichè farsi sollevare di peso per percorrerle, Enrico VIII preferì dar mandato ai suoi ingegneri di elaborare un sistema di funi e carrucole in grado di trasportarlo da un piano all’altro della magione.
Luigi XV, sovrano francese del 18° secolo, ordinò invece gli fosse costruito un marchingegno in grado di portarlo da un piano all’altro della sua residenza senza essere visto, allo scopo di intrattenere piacevolmente le sue due amanti. La cosiddetta sedia volante fu quindi approntata all’interno del caminetto, passaggio dal quale il sovrano accedeva indisturbato agli appartamenti delle cortigiane tramite un sistema di contrappesi.
I PRIMI VERI MONTASCALE DELLA STORIA
La palma del primo vero inventore del primo vero montascale al mondo se la contendono un francese e un americano, che a distanza di poco più d’un trentennio inventarono quelli che oggi si chiamerebbero “servoscala a pedana” e “montascale a poltroncina”. Jacques Alain Amiot ideò la doppia rotaia metallica all’interno sulla quale scivolava una piattaforma collegata a quattro rotelline, trainate da un sistema di cavi metallici, azionati a loro volta da un motore elettrico.
Il montascale a poltroncina, invece, fu merito della fantasia di C.C. Crispen, il quale, per aiutare alcuni amici impossibilitati a salire e scendere le scale a causa dei danni provocati dalla poliomelite, si inventò nel 1920 l’Inclinator. Ci vide lungo, l’abile imprenditore americano, perchè la sua invenzione finì per dare il nome ad un’intera azienda ancora oggi operativa, che da allora si occupò della produzione industriale di montascale su larga scala.
LA PRODUZIONE DI MONTASCALE SU LARGA SCALA
L’invenzione di Crispen apriva la strada all’utilizzo massiccio del montascale per un’utenza sempre più ampia. Non solo quindi re e sovrani, non solo piccole cerchie di amici, ma chiunque avesse bisogno di superare la contingenza dei propri problemi motori e le barriere architettoniche considerate fino ad allora insormontabili. L’utenza si allargava quindi agli anziani e a persone con disabilità che non consentivano una deambulazione efficace.
Anche le tipologie dei montascale mutarono col tempo. Grazie alla continua ricerca nel campo della tecnologia, dal dopoguerra in poi cominciarono a spuntare come funghi montascale a poltroncina e a pedana su scale dritte o curve, a integrare scale interne alle case, o esterne. I montascale finalmente diventano un’opportunità a disposizione di tutti, uno strumento per superare le barriere che la natura e l’architettura impongono più o meno distrattamente.